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Luoghi del cuore a Rimini

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San Leo Rimini

“Mare o monti, colline o splendidi borghi, mica tutte le città possono avere tutto come Rimini?” così, un’amica mi disse durante una scampagnata fuori città.

La verità è che siamo fortunati a vivere in questa città, ma – ahimè – anche io che ci sono nata e cresciuta in questa terra, fatico a riconoscere la bellezza e il fascino che trasuda in ogni sua realtà.

Per tanti Rimini è semplicemente terra felliniana fatta di mare, di buon cibo e di divertimento: finisce lì, incapaci di andare oltre al centro storico, ed è un gran peccato.

E’ difficile definire un luogo speciale, un posto più prezioso, più bello rispetto agli altri.

A Rimini, ci sono mille spazi, momenti e ricordi che si intessono, s’intrecciano e si incastrano fra di loro, ogni luogo ha mille significati, mille storie che mi portano mille sensazioni.

Qualunque essa sia, perché ci ho vissuto le mie passioni, i miei amori, le mie gioie e tanto altro, sia in quella parte più stoica e più antica che quella più vitale e più giovane. 

In verità, ho sempre avuto una predilezione per i borghi antichi: luoghi misteriosi con storie, leggende e fantasmi.

Basterebbe consultare Google maps per notare che l’entroterra riminese ne è pieno…da Pennabilli, a Montefiore, ma anche Montegridolfo, Saludecio, Verucchio, Longiano, San Giovanni in Marignano. Ma c’è ne uno che amo in maniera particolare fin da bambina ed è San Leo.

San Leo: il borgo che si affaccia sulla romagna

San Leo è la romagna che non ti aspetti, lontano anni luce dai soliti Cliché. In verità, i leontini scelsero di essere romagnoli con un referendum, meglio ancora riminesi e dal 2009 possiamo vantare questa piccola e unica perla tutta nostra.

E’ considerato uno tra i borghi più belli d’Italia, una cittadina che mi lascia, ogni volta, davanti a tanto splendore a bocca aperta oltre a quel immancabile senso di vertigini che pochi luoghi mi sanno dare.

Non è un viaggio per deboli, da Rimini a San Leo si devono fronteggiare curve, svolte, salite e discese sia in macchina che a piedi.

Superato un piccolo paesello dall’aria antica e immerso nel verde, all’improvviso si scopre un luogo senza tempo e senza spazio. 
La rocca in tutta la sua maestosità sembra incoronare la rupe di calcare che cade a strapiombo. C’è solo una strada, intagliata nella roccia, che porta al borgo, ecco, dalla porta si entra in una fortezza naturale che l’uomo ha saputo sapientemente ritoccare e utilizzare a suo vantaggio per tutelarsi dai nemici. 

Il primo fra tutti fu un’eremita, un tagliapietre che in un epoca in cui i cristiani venivano ancora perseguitati, vi si trovò un rifugio e che ben presto divenne luogo di raduno per molti cristiani dove predicare il vangelo in libertà. 

Quell’uomo si chiamava Leo, oggi è il santo protettore della città: così nacque San Leo.

L’ho visitata tante volte ma mi ha sempre sconvolto la sua bellezza, le sue peculiarità collocate tra storia, arte e natura in cui è possibile ammirare tutta la vallata fino ad intravedere a volte persino il mare.

E’ stata musa per molti scrittori, Dante la cito nella divina commedia, mentre Umberto Eco la definì semplicemente “la città più bella d’Italia”.

All’interno un borgo un po’ romano, un po’ medievale e un po’ rinascimentale, la piazza con la sua fontana, le chiese e la fortezza militare che si trova nel punto più alto del monte, che appare irraggiungibile e che un tempo non molto lontano era considerata inespugnabile.

Ecco questa è San Leo, ora tocca a voi visitarla!

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